Durante i miei cinque anni al Ministero dell’economia e delle finanze, mi sono reso conto delle tante piccole (spesso) e grandi (qualche volta) cose che un dirigente della pubblica amministrazione può fare. Le crisi bancarie mi hanno insegnato molte cose. Ho compreso che la finanza funziona come la strada: c’è la segnaletica (qualche volta efficace, altre volte complicata o poco visibile), ci sono i vigili (qualche volta attenti, altre meno), ci sono i giudici che sanzionano le violazioni (a volte tempestivi, altre poco incisivi). Un sistema che può essere migliorato, certo, ma nell’attesa che migliori potrebbe funzionare meglio pur con le regole attuali. Al centro di questo sistema ci sono le persone con le loro scelte: sulla strada devono scegliere un percorso e rispettare le regole; nella finanza anche. Percorrere le strade comporta rischi (non solo per sé, anche per gli altri) e qualche volta perfino chi non vuole mettersi alla guida di un mezzo resta vittima di comportamenti altrui. L’analogia termina qui perché per guidare un veicolo occorre superare un esame e conseguire la patente, per utilizzare il denaro – per fortuna – no.

Così mi sono interrogato sulla diffusione delle competenze minime necessarie per adottare comportamenti consapevoli nell’impiego del denaro e ho appreso che l’Italia è agli ultimi posti delle classifiche di alfabetizzazione finanziaria in tutte le indagini effettuate da istituzioni private e pubbliche. Non c’è da stupirsi, dato che le iniziative di educazione finanziaria sono state per lo più relegate a convegni, seminari o altre forme di diffusione della conoscenza in grado di raggiungere poche persone per volta. Certo, Banca d’Italia, Consob, Covip e Ivass promuovono da tempo una cultura della consapevolezza, uno dei maggiori istituti bancari italiani finanzia un Museo del risparmio, collettivamente numerose banche contribuiscono alla Fondazione per l’educazione finanziaria, che sviluppa programmi didattici per ragazzi, e c’è anche chi si occupa dell’alfabetizzazione finanziaria degli immigrati, come l’Associazione migranti e banche. Tutto molto bello ma ancora troppo poco: lo dicono i risultati.

Da questa constatazione nacque nel 2016 l’idea di coordinare gli sforzi tra gli attori istituzionali che fanno capo al governo (a partire dal Ministero dell’Economia e delle Finanze) e le autorità indipendenti (a partire dalla Banca d’Italia e dalla Consob). Parallelamente, il Parlamento sviluppò una iniziativa legislativa che portò alla istituzione del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.

Il Comitato si riunisce tutti i mesi a partire dal settembre 2017, ha definito una Strategia nazionale e un programma operativo al quale sta dando attuazione, a partire dal portale quellocheconta.gov.it e dal Mese dell’educazione finanziaria, che abbiamo potuto presentare al Presidente della Repubblica Mattarella in occasione della sua istituzione nell’ottobre 2018.

Edufin con PdR